Un altro caso di elezione a Patrono: Sant'Emidio e Leporano
Nei secoli passati, soprattutto tra Seicento e Settecento, in Salento c'è stata una specie di esplosione di patronati nelle comunità cristiane.
Mi sono occupato di Pulsano in relazione ai santi patroni, Madonna dei Martiri e San Trifone, ma è interessante anche il caso di Leporano in relazione al suo patrono, Sant'Emidio, tanto venerato ancora oggi.
La sua elzione avvenne in occasione
del terremoto del 19 febbraio 1742, quando lo scampato pericolo fu interpretato
dall’intera comunità come un miracolo di S.Emidio che dai più era stato
invocato durante la prolungata scossa sismica. L'unica vittima fu un'anziana donna che morì per lo spavento.
L'entità della scossa può essere dedotta
dal fatto che la chiesa madre, appena restaurata per volere del principe
Nicolò Sergio Muscettola (1726-1776), fu "notabilmente lesa, e minacciante rovina"[1].
Per quanto si possano mettere in dubbio le tecniche di
fabbricazione dell’epoca, a creare danni strutturali all'edificio fu senza
dubbio "un fierissimo tremuoto"[2], come lo definì il sacerdote dell'epoca. La grave
calamità, dunque, indusse la comunità ad una riflessione, e credendo di essere
stata beneficiata da "nostra Signora Maria sotto il titolo dell’Immacolata
Concezione, e del glorioso vescovo e martire S.Emidio protettore
efficacissimo contro li tremuoti, con pubblica e pietosa acclamazione
invocarono la Chiesa
sotto il titolo dell’Immacolata Concezione e dichiararono con pubblica
conclusione S.Emiddio per principe Padrone e Protettore"[3].
[1] Statuto della Chiesa
Ricettizia (1756) in DE MARCO V., La diocesi di Taranto nel Settecento
(1713-1816), Ed. Storia e Letteratura, Roma 1990, p.79.
[2]
Statuto della Chiesa Ricettizia (1756) in DE
MARCO V., La diocesi di Taranto nel Settecento (1713-1816), cit., p.79.
[3] Statuto della Chiesa Ricettizia (1756) in DE MARCO
V., La diocesi di Taranto nel settecento (1713-1816), cit., p.79.
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