Recensione del libro "Pulsano e la Madonna dei Martiri" di Ciro Fusco
Dal sangue dei testimoni di Otranto la
devozione a Maria, Madonna dei Martiri
In una recente pubblicazione il
ricercatore e regista tv Salvatore Tomai ripercorre attraverso i secoli le
tappe della grande devozione di Pulsano alla Vergine dei Martiri, legata alla
guerra d’Otranto e ai suoi Martiri. Un capitolo di grande fede e religiosità,
il cui messaggio è di straordinaria attualità anche oggi.
“Carissimi Fratelli, vi ho convocati a
questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi
una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa.”.
E’
l’incipit di uno dei discorsi
destinati a entrare a buon titolo nei libri di storia. Sono le parole iniziali,
infatti della ‘declaratio’ con cui,
l’11 febbraio 2013 il Papa Benedetto XVI annunciava solennemente in latino, alla
Chiesa e al mondo intero, la sua volontà di rinunciare al ministero petrino e all’ufficio
di Vescovo di Roma. Naturalmente l’effetto bomba di quell’annuncio mise in
secondo piano il motivo della convocazione del Concistoro, vale a dire quelle
“tre canonizzazioni” a cui aveva fatto riferimento Papa Ratzinger.
Ad
aprire la lista dei futuri santi c’erano, tra gli altri, anche Antonio Primaldo e i suoi compagni, meglio noti
come i “Martiri d’Otranto”, che Papa Francesco avrebbe poi portato agli onori
degli altari nella sua prima celebrazione di canonizzazione, domenica 12
maggio. La loro vicenda, il loro eroismo e la testimonianza evangelica da essi
recata costituiscono una pagina fulgida nella storia della Chiesa, di grande
attualità anche per i nostri tempi, in cui si continua a morire per la fede,
come testimoniano le agghiaccianti notizie di cristiani perseguitati in
Nigeria, in Siria, in Iraq.
Nel 1480, quasi ottocento idruntini - capeggiati dal
vecchio sarto Antonio Primaldo - , rimasti vivi dopo l’assedio e l’invasione di
Otranto da parte delle truppe turche guidate dal comandante Achmet Gedik Pascià,
furono decapitati “in odium fidei”
alle porte della città, rifiutandosi di rinnegare la loro fede e confessando la
loro adesione a Cristo. Deriva quasi certamente da questa bella pagina di
fedeltà al messaggio evangelico la devozione che gli abitanti di Pulsano
tributano ancora oggi alla Vergine dei Martiri.
A indagare sulle origini di questo culto secolare è
oggi il ricco e documentato volume “Pulsano e la Madonna dei Martiri”
(Scorpione Editrice, 2014, pag. 192, euro 16), con cui Salvatore Tomai,
pulsanese, apprezzato regista e documentarista televisivo Rai, che da molti
anni firma inchieste e reportages per
il programma di informazione religiosa “A Sua Immagine”, completa una propria
personale ricerca sulle radici della religiosità cristiana in questo
territorio, ricerca iniziata con un volume dedicato a San Trifone Martire e
pubblicato nell’anno 2000. Prendendo a prestito, a inizio del volume, le parole
di Papa Bergoglio, secondo cui «il credente è fondamentalmente, ‘uno che fa
memoria’» (Evangelii Gaudium, II,
12), Tomai ritorna nella nativa terra tarantina all’antica e mai sopita
passione dello studioso per trasmettere e tramandare. Così, con il rigore e
l’accuratezza di un monaco certosino, via via che scorrono le pagine del volume,
Tomai entra in archivi statali e diocesani densi di storia per compulsare vecchie
carte e registri antichi, attraversa strade e viuzze di Pulsano per rileggere
lapidi e iscrizioni, compone insieme fonti scritte e tradizioni orali secolari (mettendo
anche ordine su false ricostruzioni o su indicazioni a volte fantasiose) per
incrociare quel filo rosso che lega la pagina dei martiri d’Otranto con il
diffondersi del culto mariano a Pulsano. Rivivono, nelle pieghe del testo,
vicende comunitarie e personali, che contribuiscono notevolmente a tracciare il
senso e l’identità di una comunità e delle sue tradizioni.
E così, dopo un’ampia analisi della devozione alla
Madonna dei Martiri, il testo si sofferma sulla figura di Giovanni Antonio
Delli Falconi, il valoroso comandante che alla guida di 400 pulsanesi andò in
soccorso di Otranto assediata perdendo eroicamente la sua vita in battaglia,
come testimoniato da diversi documenti d’epoca. Figura centrale nella storia
pulsanese di quel tempo, Giovanni Antonio è uno dei figli del barone Marino, il
feudatario che tra il 1430 e il 1435 fece costruire il castello cittadino nella
forma che è ancora oggi visibile e su cui Tomai spende ampie pagine, in una
visione d’insieme sulla storia ecclesiale e civile di Pulsano che giunge fino
ai giorni nostri. Perché, quasi a saldare un cerchio, il libro si conclude
proprio sull’eco festosa dell’arrivo in città, pochi mesi dopo la
canonizzazione, il 7 settembre 2013, di
una reliquia dei Santi Martiri d’Otranto, di cui nel volume sono riportate
anche alcune belle immagini relative a quella giornata.
Nel ripercorrere queste appassionanti vicende di
storia e di fede, l’auspicio è che il lettore possa risentire, come scrive
nella prefazione il padre Innocenzo Guido Gargano, monaco benedettino
camaldolese e altro pulsanese ‘doc’, notissimo ai cultori di spiritualità
patristica, “il profumo del paese
d’origine nel giorno festivo per eccellenza”, e riscoprire “l’identità
della comunità di Pulsano”.
Un’identità in cui la commistione di genti, stirpi,
nazionalità diverse e l’incrocio con eventi tragici come quelli di Otranto ha
reso la città tarantina - prosegue ancora padre Gargano - “un punto interessantissimo di confluenza di diverse culture e
religioni”, di cui il documentato lavoro di Tomai riprende e ricostruisce
preziosi tasselli. Una “ricomposizione di
un affresco andato in mille pezzi” - come scrive l’autore stesso nella
premessa alla sua ricerca - “per
riordinare i frantumi, in modo da delineare il disegno originale, cioè la
storia di una fede che si è trasmessa per generazioni e che è stata provata da
tanti momenti drammatici”.
Ciro Fusco
Commenti
Posta un commento