La processione, una forma devozionale ripresa da San Gregorio Magno


Gregorio Magno (540 ca.-604) viene eletto papa nel 590. Era un periodo molto difficile per Roma, solo l'ombra della capitale del mondo che era stata per secoli. La città era in preda all'anarchia, una terribile carestia aveva portato alla fame i pochi abitanti, in più una una rovinosa piena del Tevere e una terribile pestilenza continuava a decimare la già scarsa popolazione.
Per invocare la misericordia divina e scongiurare la peste, papa Gregorio organizza una processione di tre giorni.
Secondo la tradizione, al terzo giorno di processione, mentre il corteo, partito da San Lorenzo in Lucina e passato Ponte Milvio, stava per arrivare in San Pietro apparve sulla mole Adriana l'arcangelo Michele che rimetteva la spada nel fodero.
È il 29 agosto del 590. Il mausoleo di Adriano da quel momento sarà definito il Castello dell'Angelo. 
Quel gesto dell'angelo luminoso apparso in cielo fu interpretato come un annuncio: le preghiere dei fedeli erano state esaudite. La peste terminò e Gregorio Magno ebbe la conferma della validità di questo rituale penitenziale per impetrare grazie.
Percorrere pregando, cantando o piangendo, le strade della città con l’immagine di Cristo Crocifisso (o un’icona della Madonna, un reliquario, la statua di un santo), significava manifestare pubblicamente la propria preghiera e la propria fiducia in Dio. È il popolo in cammino verso Dio, da cui riceve identità e unità.
Alle processioni sono stati dati tanti significati, ma il significato penitenziale è quello che ha prevalso per tutto il Medioevo, pensiamo solo ai cosiddetti battenti nel periodo quaresimale in varie regioni meridionali o ai flagellanti in Umbria. La processione torna in auge durante la Controriforma e diventa la manifestazione per eccellenza della religiosità popolare.
Dopo la Controriforma non c’è festa patronale senza una processione e un’immagine da venerare.

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